mercoledì 9 giugno 2010

Godzilla a Fumetti: Anatomia di un Mostro

L'inserimento di Godzilla nel Marvel Universe non si è limitato al contesto narrativo o alla presenza di altri eroi e supereroi più o meno conosciuti. C'è un altro lato, evidente ma paradossalmente non sempre notato dai lettori, che caratterizza tutta l'operazione. La trasformazione fisica che ha subito il re dei mostri per il suo ingresso nei comic books. La figura di Godzilla è stata così ben studiata in Giappone che esiste un libro che ne spiega, con tanto di tavole anatomiche, la biologia e la struttura fisiologica, arrivando persino a coniare una denominazione scientifica che risponde al nome di Gojirasaurus, fantomatico dinosauro estintosi un centinaio di milioni di anni fa, dotato di una ghiandola di plasma sensibile all'energia nucleare. Ed è proprio da questa ghiandola che si sprigiona l'energia che si sfoga poi nel fascio radioattivo blu che fuoriesce dalla bocca mentre, contemporaneamente, parte dell'energia si scarica lungo le pinne dorsali che, di conseguenza, si illuminano.
Di tutto ciò il Godzilla americano ha conservato ben poco anche se, a prima vista, le differenze possono sembrare minime. Il Marvel-Godzilla è diverso dall'originale sin dal colore, verde brillante nei comics e verde scuro al cinema. Negli albi il fascio radioattivo è ora giallo, oraarancio, ora rosso, ma mai blu come si vede nei film e, inspiegabilmente, nei fumetti le pinne dorsali non si illuminano mai. La dentatura disegnata da Trimpe è molto più simile a quella di un tirannosauro, molto più lunga quindi di quella del mostro e gli occhi sono dipinti di un rosso fuoco, forse per fare il paio con il respiro fiammeggiante, invece che essere scuri. A queste differenze si aggiunge un aspetto sorprendente nell' americanizzazione di Godzilla.
Il mostro nei comics ha subito, in maniera peraltro progressiva, un vero e proprio processo di antromoporfizzazione. Il Godzilla della Marvel si è sempre più umanizzato, assumendo forme, proporzioni, perfino espressioni ed atteggiamenti, sempre più umani e meno mostruosi. Una struttura muscolare supereroistica è stato il primo passo di questa antromoporfizzazione. Osservando bene i disegni, in special modo le copertine, si nota come il mostro sia dotato di bicipiti non molto dissimili da quelli di Hulk o di Rhino. La sua pelle ricorda molto più quella di Lizard, il lucertolone umanoide nemico di Spiderman, che quella di un dinosauro. Anche le posture ed i movimenti di Godzilla sono più vicini a quelli di un enorme gorilla (zampe prensili come mani, piedoni dal plantare perfetto) che non a quelli di un, seppur ipotetico, gigantesco sauro.
Le situazioni più intriganti sono quelle in cui Godzilla si mostra umano come quando, nel nr. 15, contempla alcuni teschi di bue sul palmo della sua “mano”, tenendo un gomito appoggiato sul ginocchio. Anche quando il lato ferale di Godzilla torna ad essere protagonista quello che ne emerge non è più un mostro, ma una bestia pietosa in cerca di quiete. Tutto ciò culmina nel nr. 24, l'ultimo della serie, quando Godzilla obbedisce come un cagnolino al dodicenne Rob che gli ordina «Vieni qui Godzilla, sono io Rob, devi ascoltarmi...».
Grazie all'implausibilità di questa interpretazione del mostro il ciclo realizzato da Moench e Trimpe si rende ancora più interessante e curioso, ricco di un umorismo involontario che si esprime in un universo narrativo unico nel suo genere e, a suo modo, innovativo per il mondo dei fumetti Marvel

Nessun commento:

Posta un commento