mercoledì 9 giugno 2010

Stan Lee Presenta...


Les Daniels, uno dei maggiori storici del fumetto americano ha definito nel suo libro Marvel gli anni che vanno dal 1970 al 1978 come quelli della «ricerca e dello sviluppo».

Quello è stato infatti uno dei periodi più delicati della storia della “Casa delle Idee”.
La prima generazione di autori stava lasciando le redini creative ad un nuovo gruppo di sceneggiatori e disegnatori, con il risultato di una sperimentazione dagli esiti non sempre positivi. Inoltre, aspetto ancora più preoccupante, dopo anni di successi e di conseguente consolidamento economico arrivarono i primi segnali di crisi finanziaria. Nel 1975 la Marvel continuava a detenere il primato delle vendite di comic books, ma i profitti scarseggiavano.
Le motivazioni erano molteplici. Non solo i comics persero popolarità rispetto agli anni d'oro, ma anche i distributori non consideravano più molto vantaggioso il mercato dei fumetti, sui quali si guadagnavano oramai pochi cents per copia. A ciò si aggiunse il prezzo della carta che era in continua ascesa. In questa fase di transizione arrivò il nuovo presidente della Marvel Comics Group, James E. Galton, giunto con l'apposito mandato di risolvere la difficile situazione.

Insieme a Stan Lee, che nel '72 lasciò la sua posizione di editor in chief per dedicarsi completamente al ruolo di publisher (senza abbandonare mai del tutto il lavoro di sceneggiatore), diedero il via ad una vera e propria riorganizzazione generale.
Per la cronaca, quello del dopo-Lee sulla poltrona di editor in chief fu un periodo travagliato, con cinque cambi al vertice in cinque anni.
Una delle strade intraprese fu quella di una diversificazione del prodotto editoriale, con iniziative
volte alla conquista di un nuovo pubblico che, magari, fino ad allora non si era mai avvicinato ai comic books. E' così che la Marvel diede il via ad una forte azione di licensing, acquisendo i diritti di una serie nutrita di personaggi ed eroi provenienti dal cinema e dalla TV, per trasportarli nel classico formato di 32 pagine a colori. La scelta si rivelò particolarmente indovinata per alcuni titoli, come ad esempio Star Wars, primo fumetto a superare il milione di copie vendute dai tempi della Golden Age degli anni '40.
Ma non solo di Guerre Stellari si riempì il parco editoriale dei TV and movie comics. Arrivarono, per citarne alcuni, Battlestar Galactica, Planet of the Apes, Island of the Doctor Moreau, The Deep e, il 3 maggio del 1977, Godzilla.
La storia del Marvel-Godzilla ha inizio, come racconta Archie Goodwin, editor in chief di quel periodo, ben cinque anni prima. Già agli inizi degli anni '70 l'allora editor Roy Thomas tentò di portare Godzilla negli USA, ma i problemi legali sull'acquisizione dei diritti erano talmente complessi che l'operazione non andò a buon fine. Stan Lee non abbandonò mai l'idea e nel 1976 si definì finalmente l'accordo con la giapponese Toho Co. Ltd. e Goodwin si trovò sulla scrivania un ingombrante dinosauro dal respiro fiammeggiante che di lì a pochi mesi doveva debuttare in the comics form. La trasposizione in fumetto di un successo cinematografico non è sempre garanzia di facili vendite. Questo concetto era ben chiaro in casa Marvel e comportò scelte difficili sull'impostazione della serie.
Quanto il Godzilla dei comics doveva distaccarsi da quello del cinema? Quali dovevano essere i suoi avversari? Godzilla avrebbe dovuto interagire o no con il Marvel Universe ? Il suo aspetto doveva o no essere modificato ?
Per rispondere a tutte queste domande l'editor in chief coniò una massima : «Media differenti richiedono approcci differenti».
E quindi i lettori si trovarono di fronte un Godzilla americanizzato, introdotto nell'universo Marvel ed anche fisicamente leggermente diverso nell'aspetto.
Ma dietro le pubbliche dichiarazioni di Goodwin c'era qualcos' altro. L' americanizzazione del mostro dei mostri è qualcosa di più che una esigenza dovuta a strategie editoriali.
Se pensiamo al Giappone come vittima della bomba atomica e all'allegoria che il mostro rappresenta è sin troppo evidente che portare questi temi in un fumetto popolare sarebbe stato imbarazzante per la casa editrice e forse anche per la maggioranza dei lettori. E c'è un altro aspetto è risultato decisivo per la nascita di una nuova direzione narrativa per Godzilla.
I fan del mostro sanno benissimo che uno dei leit-motiv dei film è lo scontro con altri fantasiosi esseri. Ebbene se la Marvel avesse voluto presentare nei suoi albi non solo Godzilla ma anche Mothra, la farfalla gigante, oppure Kingh Ghidorah, il mostro a tre teste, o Gigan, solo per citarne alcuni, avrebbe dovuto firmare altrettanti contratti di cessione diritti e, a quel punto, il costo dell'operazione Marvel-Godzilla sarebbe stato elevatissimo e poco remunerativo se non fallimentare.
Decisa la strategia, nel marzo del '77 comparvero le prime pubblicità sugli albi Marvel cha annunciavano l'uscita di Godzilla.
«He' s coming your way ...as only Marvel could do it!!» (tr. Sta arrivando alla vostra maniera...come solo la Marvel poteva farlo!!), così recitava lo strillo che con quel “vostra” già esprimeva l'intenzione di un Godzilla fumettistico, sempre “lui” ma proposto in maniera differente e inserito nel mondo della Marvel, pronto ad attraversare gli Usa in lungo ed in largo.

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